“Book Descriptions: Mentre l’irrequieto Ventesimo secolo è da poco terminato, cresce l’importanza di un gruppo ristretto di opere e di artisti, radicati proprio in questo ultimo secolo, che hanno coltivato la poetica del silenzio e che sono stati capaci di interpretare, per mezzo di questa, la caotica e ambigua realtà della nostra epoca. Queste pagine sono destinate a decifrare alcune interpretazioni di questa poetica del silenzio. Carlos Martí tesse il suo discorso attraverso l’analisi comparata delle opere di uno scrittore, Borges, di un architetto, Mies van der Rohe, di un regista, Ozu, di un pittore, Rothko, e di uno scultore, Oteiza, arricchendo la sua trama con il sostegno e il confronto delle parole di filosofi, musicisti e poeti.L’associazione di questi cinque nomi rappresenta una precisa scelta dell’autore tesa ad indicare la presenza di alcuni poli di attrazione o linee di forza che attraversano l’arte del Ventesimo secolo, mettendo in evidenza quanto discipline tanto diverse tra loro come la letteratura, l’architettura, il cinema, la pittura e la scultura abbiano la stessa radice in un carattere specifico della conoscenza umana. Inoltre, al di là delle pur importanti differenze geografiche e culturali che li distinguono, c’è uno specifico tratto comune nell’opera di questi cinque maestri: il loro rifiuto dell’arte intesa come aggressione isterica al significato promossa dalla pseudo-cultura critica e mediatica, e l’affermazione dell’arte come contemplazione, introspezione destinata a svelare il mistero del mondo. Questo saggio e il suo tema - il silenzio nelle sue molte possibili accezioni - risultano quindi essere non solo un espediente per scandagliare alcune questioni teoriche della composizione artistica e per evidenziare il ruolo delle discipline artistiche nella nostra rumorosa società, ma si presentano anche come precisa proposta di metodo storico-analitico, sintetizzabile con le parole del pittore spagnolo, Ramon Gaya, quando dice: “Ove ci rendiamo conto della naturalità e della verità dell’arte, in quello stesso momento, noi ci rendiamo conto dell’artificialità e della menzogna della critica d’arte”.” DRIVE